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martedì 19 aprile 2011

Film Italiani: Ladri di biciclette


Ladri di biciclette


« Rintracciare il drammatico nelle situazioni quotidiane, il meraviglioso nella piccola cronaca »

(Vittorio De Sica)
Ladri di biciclette è un film italiano del 1948 di Vittorio De Sica (regia, produzione e sceneggiatura), ritenuto tra le massime espressioni del neorealismo cinematografico italiano.
Il film, girato con un'ampia partecipazione di attori non professionisti, è basato sulromanzo (1945) di Luigi Bartolini adattato al grande schermo da Cesare Zavattini.

Τrama

Roma, secondo dopoguerra: Antonio Ricci (Lamberto Maggiorani), un disoccupato, trova lavoro come attacchino comunale. Per lavorare, però, deve possedere una bicicletta e la sua è impegnata al Monte di pietà, per cui la moglie, Maria deve impegnare le lenzuola per riscattarla. Sfortunatamente, proprio il primo giorno di lavoro, la bicicletta gli viene rubata mentre incolla un manifesto cinematografico. Antonio rincorre il ladro, ma inutilmente. Andato a denunciare il furto alla polizia, comprende che le forze dell'ordine non potranno aiutarlo nel ritrovare la bicicletta. Tornato a casa disperato e amareggiato, coinvolge nella ricerca un suo compagno dipartito che mobiliterà i suoi colleghi netturbini che all'alba, insieme a lui ed a suo figlio Bruno, che pure così piccolo lavora ad un distributore di benzina, andranno a cercarla a Piazza Vittorio prima e a Porta Portese poi, dove tradizionalmente allora, e dicono anche oggi, andavano a finire le cose rubate.
Ma non c'è niente da fare, la bicicletta ormai smembrata nelle sue parti non si trova. Per la disperazione Antonio si rivolgerà persino ad una "santona", una sorta di veggente, che accoglie nella sua casa una varia umanità afflitta e disgraziata. Il responso sibillino della santona è quasi una presa giro: «O la trovi subito o non la trovi più».
A Porta Portese un vecchio barbone viene visto da Antonio insieme al ladro, che subito si dilegua. Anche il vecchio vuole sfuggire a Maggiorani che lo segue sino ad una mensa dei poveri dove dame di carità della pia borghesia romana distribuiscono minestra e funzioni religiose agli affamati. Antonio costringe il barbone a farsi dare il recapito del ladro ma è solo per caso che s'imbatte in lui in un rione malfamato dove tutta la delinquenza locale sostiene il ladro minacciando la vittima del furto. Anche il "buon carabiniere" – figura tipica e popolare dell'uomo giusto e benevolo – chiamato, vista la malaparata per il padre, da Bruno, in mancanza di testimoni, non può fare alcunché per arrestare il ladro.
Stravolti dalla stanchezza Antonio e Bruno aspettano l'autobus per tornare a casa quando il padre vede una bicicletta incustodita che tenterà di rubare ma sarà subito fermato e aggredito dalla folla. Solo il pianto disperato di Bruno, che muove a pietà i presenti, gli eviterà il carcere.
Il film si chiude sul mesto ritorno, mentre si sta facendo notte a Roma, di Bruno che stringe la mano del padre per consolarlo.




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